>> Proviamo ad assumere il punto di vista operaio sulla scienza. Scienza come macchinario, quindi scienza come “potenza ostile” alla classe, secondo la felice espressione marxiana nei Grundisse. <<
[ Gisela Bock, Otto tesi per la storia militante, Primo Maggio n.11, inverno 1977-’78 ]
Per uno spiraglio di coscienza, tra sfruttatx e reiettx, che sia tale.
Se dovessimo porci il problema dialettico non per discorso di alleanze di lotta ma per comprendere dove vada a parare una qualche convergenza critica, tocca riconoscere che nel comunismo libertario ho potuto piacevolmente incontrare persone che smentiscono poi d’altronde tutti quei rincoglioniti (al maschile perché prescrittiva mente patriarcali) che nel virtuale si vantano di profilarsi marxisti senza avere né rendere dell’alienazione esperienza diretta alcuna che non sia quella della sua determinazione salariale, sì d’accordo piaga endemica, ma puntando unicamente alla regolarizzazione legale della quale si rischia di trattare soltanto il sintomo anziché prepararsi a rovesciarne la causa.
>> Perché gli strumenti del padrone non smantelleranno mai la casa del padrone. Possono permetterci di batterlo temporaneamente al suo stesso gioco, ma non ci permetteranno mai di apportare un vero cambiamento. <<
0 (“quadro” e come soggetto sindacale referente.. e quale setting prospettico di organizzazione)
Dall’altro lato dell’olografia del contropotere, si pongono invece i tanto moralmente rigidi quanto nient’altro che integrati quadri stessi, a loro volta, ammiccano a farsi strada nei rapporti istituzionali, un po’ (e ancora titubo a confermare se questo glielo dobbiamo come accusa o come un ringraziamento “nonostante tutto”) purtroppo non se ne vede in effetti, all’orizzonte, alternativa oltre la metà sopravvivenza marginalizzata e sempre meno desiderata rispetto a quella che mi ostinerei, ancora più perché mi rendo conto dell’indispettimento “anacronistico” che suscita, ad indicare come: domesticazione.
Beninteso ribadisco che nel reale conosciamo direttamente più sindacalisti di base di cui è pienamente rispettabile, in senso di strada, la sbatta, piuttosto che quelli in cui prevalga l’ambizione amministrativa, e certo una volta se da un lato i picchetti erano sommossa decisiva anche al di là della singola fabbrica, dall’altro la corruzione del crumirato era ancora decisamente una spina nel fianco infame rispetto al valore di disfatta, termine questo che non potrebbe ormai più assumere l’andamento di mazzette attuale in quanto ampiamente normalizzatosi.. e purtroppo poi, lo sventare il riciclaggio di qualche personaggio da fiction nel girone della corruzione privatistica torna in mano a chi regge quella ministeriale (non da ultimo, l’attuale “virtuoso” connubio dell’antimafia con la direzione degli istituti penali).
Si può pure ammettere che per lo meno in quanto mantiene umida la ferita, in un mondo in cui non si da altro riconoscimento che non ciò che sia stato integrato, resta appunto apprezzabile l’associazionismo in difesa dei diritti conquistati, appunto. Eppure, a chi voglia guardare oltre il proprio naso in senso rivendicativo risulterà, spero evidente, evidente pure ad una misura di comunismo scientifico, la mai coscientemente superata antitesi della dittatura centralizzata tale da sostituirsi con mole egemonica nel controllo dei mercati anziché sotterrare la necessità stessa di controllo. Se non è utopica, non è la mia rivoluzione…(ed a proposito, sindaci e assessorato all’abitare ed all’edilizia popolare potranno cancellare finché vogliono le storie di piccolx ribellx ed utilizzarle per farne propaganda rigenerativa e di accoglienza democratica.. ma poiché tutto ciò non è reale, potrà esistere solo come surrogato del cambiamento. Non c’è emancipazione sociale se non quella che procede da ogni singolo individuo, certo non con gli strumenti assistenziali convenzionati, tantomeno con i dispositivi di accesso elettronico, dai tornelli a quando ci notificheranno le more dell’affitto salendo sul treno, più o meno (non è tanto l’esattezza di questa o simili previsioni che debba preoccupare, ma quello che già avviene automaticamente in tal senso nel sentire comune).
Se ancora si preferisse cavarsi gli occhi piuttosto che guardare alla propria dissociazione ultimamente gravemente dilagante nel rapporto con strumenti gestionali di massa, mentre si puntava il dito contro le sfaccettature senza patria dell’anarchismo o di rimuovere dalla storia ogni rapporto di riappropriazione con le materie prime, fino a quello che sarebbe forse il caso si radicalizzasse in tensione di tipo machnovista; e mentre viene comodo pensare, alla maniera degli snob liberali nei café gentrificati, che >territorio nosso corpo, nostro espirito<, come la intenderebbero indigenxs amazonicxs, non abbia alcun portato di lotta significante per noi, l’ambientalismo è stato rifilato alla disobbedienza spettacolarizzata e promossa da sponsor od a ritorsioni ideologiche nazionalistiche e trumpiste.. Non credo davvero questo schifo possa trovare coerenza, né che possiamo concederci di lasciare in mano a queste ultime deviazioni nessun approccio anti-capitalistico che voglia farsi materialmente tale.
Per quanto nella pecca dell’isolamento politico entro i circuiti delle autoproduzioni vi siano non pochi elementi tacciabili di fricchettonismo, così come nel concetto di cura, non ricaccerei con smania queste spinte in mero olismo, anzi, la spiritualizzazione diffusa e confusa è forse uno degli aspetti che più andrebbe analizzata ora per non farsi fottere anche l’ultimo residuo di quella materiale, in quanto l’olismo è dichiaratamente il presupposto teoretico entro cui si inscrive la nuova cibernetica, e quel che non avete colto è che il delirio della fusione dell’uomo con la macchina non sarà di aiuto alla diminuzione del carico di lavoro delle classi lavoratrici se non comportando nuove forme di razzismo rispetto all’essere più o meno funzionali agli aggregati sistemici, così come non avete capito che con l’alienazione implementata nel quotidiano sopravvivere, insieme alla realtà aumentata per chi volesse fuggire entro un diversivo costruito per sé, ci potremo dimenticare le piazze come momento di conflitto reale oltre che spettacolo subito represso, ma soprattutto di una possibile esistenza senza plessi dirigenziali.
Estrapolo allora dalla relazione semestrale di bilancio, inerente i propri risultati finanziari, pubblicata del Gruppo Hera nel giugno 2021, paragrafo sul “trend di contesto” (1) :
“Dopo il crollo del PIL del -3,3% a livello globale nel 2020 rispetto all’anno precedente, la peggiore decrescita del PIL dalla Seconda Guerra Mondiale, nel primo semestre del 2021 l’economia mondiale ha confermato il trend di ripresa registrato a fine 2020.
Le campagne di vaccinazione in alcune aree del pianeta e le politiche economiche/monetarie ancora molto accomodanti hanno portato il Fondo Monetario Internazionale (FMI) a rivedere le stime di crescita del PIL verso il +6% nel 2021 su scala globale.Le aspettative prevedono per le economie avanzate, più colpite dalla crisi pandemica, una forte ripresa nel 2021, che si estenderà anche al 2022. Stati Uniti e Regno Unito, ad esempio, dovrebbero segnare un incremento del PIL rispettivamente del +6,4% e del +5,3%. Le economie emergenti, invece, dovrebbero registrare una crescita del +6,7%, supportate anche da una ripresa dei prezzi delle commodity energetiche che favorirà i paesi esportatori di petrolio. L’evoluzione della crisi sanitaria nei prossimi mesi, nonché il mantenimento delle politiche fiscali accomodanti, rappresentano tuttavia alcune delle incertezze del quadro di ripresa appena delineato. A causa dell’ulteriore ondata di contagi, l’area euro è stata la più toccata tra le economie avanzate nel 2020, avendo registrato una contrazione del PIL del 6,6% rispetto all’anno precedente.
Ciononostante, le stime per il 2021 restituiscono un quadro economico fortemente in ripresa. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) prevede infatti una crescita del PIL intorno al +4,6% nel 2021 e al +4,7% nel 2022. Tra le variabili su cui si fondano queste proiezioni si segnala l’approvazione, da parte del Consiglio europeo e degli Stati membri, dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza che compongono il NextGenerationEU.“
Andando al fulcro del discorso in direzione della messa a profitto sempre più totalizzante in ogni campo, legata quindi non più da tempo a vezzi borghesi ma ad un sofferto adattamento per questione di mera sopravvivenza, salterei direttamente al punto sanitario riprendendo riflessioni di un’area comunista che sembrerebbe ai più (virtualmente cioè, a giudicare dalle facezie di alcuni accel-meme vincenti) votata all’estinzione in quanto non quotata ad accogliere una simile forma di progresso e perciò liquidata come “rimastona” [2 e 3].
“Il PNRR di Draghi mette nero su bianco che la sanità territoriale del futuro si farà con meno medici anziché più medici. Che il rapporto medico-paziente sarà mediato da sovrastrutture telematiche anziché dalla prossimità che un tempo, agli albori dell’istituzione del servizio sanitario nazionale pubblico, era stato vincente.
Che le strutture sanitarie territoriali devono diventare terreno di conquista del privato profit e, cosiddetto, non-profit. Il modello lombardo, così potentemente e drammaticamente svergognato dalla pandemia, diventa ancora più di prima modello dominante. Ed è per questo che il Governo, incapace con queste misure e con il nuovo taglio previsto nel 2022 di fronteggiare la situazione, si è limitato a porre l’attenzione sulle persone, per la verità poche anche rispetto al confronto internazionale, che non si sono vaccinate. Senza peraltro nemmeno prendersi la responsabilità piena di decidere per la vaccinazione obbligatoria, perpetrando misure parziali inefficaci, mentre perfino il tema della vaccinazione dell’intera umanità resta preso in ostaggio dai famelici appetiti di profitto delle imprese capitaliste.
Nel mese di gennaio, ormai prossimo alla fine, gli operatori sanitari (medici, infermieri, Oss) si sono ammalati al ritmo di 800, 1.000 al giorno. La retorica degli eroi di circa due anni fa presenta il conto. Molto comodo parlare di eroi e continuare a lasciare che le cose continuino a non funzionare, con la spesa corrente per la sanità che nel 2022 torna a decrescere rispetto all’anno precedente, come se nulla fosse successo, come se tutto non continuasse a succedere, come se nulla si potesse imparare dalla lezione che la realtà della pandemia ci ha messo sotto gli occhi. Noi pensiamo al contrario che sia urgente una trasformazione completa del modo in cui si struttura la società.“
[ 2, Profitti privati contro salute pubblica, il lungo inverno del personale sanitario e della sanità, articolo di area quantomeno libera da certo stalinismo da scemi di guerra che è tornato a mostrarsi durante la pandemia ]
Certo hanno ben più consapevolezza i reduci dei tradimenti dell’utopia sessantottina che ancora riverbera, di coloro a cui piace la logica del manganello. Il fatto che ciò non risulti banalità da cui porsi una serie di domande sul rapporto tra quella fase e l’odierna è forse altrettanto banalmente segno che lo spirito del tempo ha vinto sul vecchio concetto di ragione politica lasciando alla razionalità del mercato le proprie sorti processuali.
Mi viene a questo punto da commentare che qualche compagnx invece ben più avvezzx all’attacco individualista, scriveva nel 2005, intorno al tema della critica alla scienza ed alla tecnologia nei movimenti degli anni ’70, che persino “Paracelso, oltre a socializzare liberamente i suoi saperi come medico dei ceti non abbienti ed a battersi tutta la vita contro la iatrocrazia accademica e ignorantissima, fu un fiancheggiatore dei moti rivoluzionari del primo ventennio del 500, che passarono poi alla storia come Guerra dei contadini.”
Chi resta nel solco del riappropriarsi di un proprio -non capitalisticamente mediato, intendo- contatto con la natura (e quindi di sé, checché questo paia essenzialista, e a questa obiezione fuffa buona per il gossip ideologico vi risponderei anche “sticazzi”), chi tiene quindi ben presente le vicissitudini per cui certo fascismo cooperativista, pure ben coniato da Mussolini a Franco, e successivamente il modello impresario sono stati riassorbiti nel vario ed eventuale boom economico postbellico, mentre tal altro fascismo di matrice prettamente ideologica golpista e stragista è finito nell’identitarismo del buon cittadino medio che appoggia la caccia ai migranti e allo stesso tempo nelle elucubrazioni evoliane, fino alle appropriazioni biopolitiche da parte di ancelle del sovranismo quale di Fusaro, il nipote scemo di Croce, così come è finito tanto nella partecipazione dell’industria militare per i rifornimenti energetici e commerciali, così il fascismo resta pure, in sordina e ci guardiamo bene dal farne una voce, nella massa dell’uomo qualunque fino ai partiti con i quali si è voluto rivestire conservando la tradizione della carne da cannone e al tempo stesso dei programmi di controllo, che con la sedimentazione del privato nel pubblico prima e nello sviluppo tecnologico poi sono diventati materia per il sorpasso a sinistra delle destre storiche.
Chi ce li avrà mai messi i militari nelle strade?
( Leggasi: saranno in tempo a ripigliarsi coloro che parlando di proletariato promettono di risolvere tutto quando saranno sindaci? )
Pare sia sempre più difficile pure a livello puramente rivendicativo rintracciare l’origine ed il proseguo dello sdoganamento dei corpi armati nella affermazione e nella protezione della proprietà privata ed il procedere ed estendersi della affermazione protetta di questa proprio acciderbolina (grandepuffo) grazie alla collaborazione con la forma statale, quindi ad avvallamento e conservazione del suo potere contrattuale.
La guerra non si riduce alla retorica sanitaria od in quella antiterroristica, bensì si fomenta in quei meccanismi di rimozione costante della morte nel suo lasciarsi sancire dal riconoscimento stesso del principio di mercificazione che segue a quello di proprietà.
Morte infusa da ogni sorta di razzismo, patriarcato, populismo alle masse ed abilismo classista che nutre le file del consumo.. In un simile scenario in cui non si dà stima del benessere comune se non di quello che segue da accaparramento coatto e violenta riduzione ai meccanismi disciplinari, come avrebbero potuto quindi le pratiche ippocratiche di tutti gli ambiti di ricerca mantenersi nello standard di obiettivi vecchi e provinciali come quello di “autosufficienza”?
Se le lavoratrici ed i lavoratori dei servizi detti pubblici non hanno altro margine di esistenza che affidarsi ad un principio centralizzato? Un verme malato, questo, che mentre fertilizza con la propria merda proficua emette nocività che spianano il terreno a nessuna altra necessità che di avanzare con i progressi della ricerca per risolvere col contagocce i propri danni, che pur sfuggendo all’occhio umano, nella profusione di componenti nanometriche in percentuale sempre più preponderante, hanno impatto megaloproduttivo devastante tanto quanto, se non in maniera più irreversibile, quello apparentemente superato.
Sorge allora la preoccupazione che forse non rimanga alcun contatto diretto con gli oggetti dei propri bisogni, venduto nei secoli a logiche di astrazioni autoritarie, dagli assolutismi all’assoluzionismo, fino a quella mercantile coloniale e neocoloniale, logiche e dinamiche che insieme sapremmo ancora mettere sottosopra, ma di cui sempre si dia il caso doversi dimenticare pur di abbarbicarsi tra chi abbia priorità o persino univocità nella lotta.
Scriveva “il loro” (se l’hanno capito) Bordiga nel 1952 :
“La Tecnica [4], pretende di essere un valore assoluto, al di fuori di ogni partita doppia.
Ebbene, mai il ciarlatanismo, il corbellamento del proprio simile, il gabellamento più sfrontato delle menzogne, hanno attinto così alto livello, come in questa epoca in cui siamo “scientificamente” governati. […] Non vi è potente fregnaccia che la tecnica moderna non sia lì pronta ad avvallare, e rivestire di plastiche verginali, quando ciò ciò risponde alla pressione irresistibile del capitale ed ai suoi sinistri appetiti.“
3 [Amedeo Bordiga, da Politica e “costruzione”]
4 [sì, ha usato la maiuscola, Jesi l’avrebbe definito elemento di propaganda tipico della destra, ma non mi soffermo sugli usi simbolici fuor del significato materiale che intendono proferire, questo modo di astrarre sì che è mistificazione tendenziosa; tant’è che basterebbe capire che qui come altrove altri teorici della vecchia, quando si auspica che i termini posti in maiuscolo e polemizzati in quanto assoluto li si vuole distruggere, non è la maiuscola su cui conta soffermarsi, ma quello che rappresenta e ci si rappresenta di distruggere in quanto tale.]
Mentre c’è chi continua con illazioni di superficie sulla pericolosità preterintenzionalmente reazionaria del contrapposti all’idea di progresso dominante oggi, dimenticando i passaggi chiave di ieri tramite i quali esso ha potuto sedimentarsi culturalmente, mentre si prescinde da un riconoscimento dei corpi, delle soggettività che se ne fanno portavoci e soprattutto dalle modalità e delle pratiche dirette che questi mettono in campo, mentre in tutto questo procedere ci si associa non ad altra funzione che la ricrescita del P.I.L., nel momento in cui non si porti più una critica che sia tale (e perciò profondamente autocritica) sugli usi capitalistico-governativi degli strumenti tecno-scientifici che comportano la propria e reciproca alienazione, risulta purtroppo evidente, quale è il processo di osservazione diretta che si richiede al metodo di ricerca, che si produca bonariamente una dissociazione dal percorsi radicali che ci hanno comunemente precedutx, senza dei quali tanti stronzi che non hanno vissuto l’oppressione in prima persona, ossia senza teoria propria, rimangono tali.
Ed perciò proprio nel solco delle istanze che oggi essi non vogliono umanamente vedere, le meno retoriche e più profonde soltanto, che si possa tornare a respirare davvero.