Il comunicato allegato è stato scritto a partire dall’emozione di vedere alcune sezioni della casa circondariale Rocco D’Amato di Bologna momentaneamente liberate da centinaia di detenuti nel corso di un’insurrezione carceraria scoppiata il 9 marzo, seppur affrantx dalle notizie dei primi dei 9 decessi tra coloro che avevano preso parte, la notte prima, alle rivolte nel vicino carcere di San’Anna, in gran parte già distrutto e bruciato.
Verso sera abbiamo seguito il divampare degli incendi, nell’esultanza reciproca. Dal parcheggio interno del carcere saliva una nube grigio ratto (4 volanti della polizia sono state date bruciate) mentre dal tetto sul quale si davano il cambio alcun* occupanti alimentavano il loro fuoco. Fino all’una di notte sono stati attivi.
Il giorno seguente hanno ripreso verso le 10 a mostrarsi sul tetto, purtoppo il presidio non ha potuto avvicinarsi minimamente. C’erano alcunx loro famigliarx, persone anche conosciute, che hanno osservato per molte ore.
Invece di sciogliersi s’è deciso di riprendere come il pomeriggio precedente a cercare di rinforzare la comunicazione con l’interno, anche se abbiamo dovuto assistere al momento in cui, pare terminate le trattative con la direttrice e il giudice di sorveglianza, l’oltre centinaio di detenuti che stava resistendo ha sospeso l’occupazione, lasciando che le guardie tornassero a fare schifo.
Notizie dall’interno di pestaggi non sono mancate, seppur l’istituzione penitenziaria sia impostata per alienare x condannatx.
Le sezioni rivoltatesi erano unicamente quelle dei condannatx sotto i 3 anni, così come in molte altre carceri. Il DAP, nonostante oltre 30 carceri in protesta abbiano messo a dura prova guardie e squadre in divisa, ha acconsentito alla permissione di domiciliari o misure di sorveglianza alternative soltanto a coloro che, condannatx sotto i 18 mesi, ne facessero richiesta legale, quindi a discrezione dei tribunali locali, totalmente indifferente alle difficoltà tecniche che questo può comportare nel frangente dell’epidemia.
Alla Dozza, per 150 rivoltati è stato predisposto il trasferimento, gli altri sono stati trattenuti in isolamento 24/24h, privati dell’ora d’aria, e per una settimana non si è saputo come mettere in contatto i famigliari.
Una recrudescenza delle condizioni dex detenutx sta avvenendo in tante altre carceri, a motivo della diffusione del corona-virus e paradossalmente delle rivolte stesse verso le misure prese per evitare il contagio.
Ma più che un resoconto di quelle due giornate, già espresso da un altro testo, nel comunicato si vuole invitare a ragionare su quali siano, ad oggi i fondamenti delle carceri, discorso che solitamente ci sembra scontato, mentre proprio ora che il problema è stato sollevato seriamente dax detenutx stessx, e in molte parti del mondo, si rischia di frastagliarlo nei meandri provinciali, come il codice che servono, cui si attengono, non possa venire sradicato mentre le sbarre che ne sono diretta emanazione vengono divelte, come se si preferisse adagiare il pensiero critico solo a una questione di contagio covid-19 e l’emergenza sanitaria ad un questione di privilegio e concessioni arbitrarie, emergenza che per altro sta rivelando quanto anche criteri di precauzione o sorveglianza sanitaria si possano strumentalizzare in termini di securitarismo sanzionatorio e ricattatorio, nonché di militarizzazione crescente delle strade.
COMPLICI CON X DETENUTX IN RIVOLTA – CONTRO CARCERI E CPR
Il problema della contagiosità del virus va al più presto affrontato con la liberazione di chi si trova reclusx nelle carceri, luoghi in cui lo stato di salute non può che venire compromesso. Chiaramente questo non sta avvenendo, perché si teme quello che invece noi speriamo.. che restino liberx. Che abitino gli edifici abbandonati, che possano stare vicino alle famiglie.
Se esternamente alle carceri ci scontriamo quotidianamente con misure, siano temporanee o meno, discriminatorie e punitive anziché permettere la libera organizzazione e presa di responsabilità di ciascunx, perché dovremmo concedere un tempo illusioni in cui queste, nel reprimere, abbiano una funzione educativa e di precauzione medica? Non è così.
Si sta comunque chiedendo a chiunque voglia sostenere la richiesta di indulto ed amnistia sollevata dalle rivolte di inviare informazioni utili – anche e soprattutto legali – rispetto ai diritti dei detenuti e dei loro famigliari in questo frangente di silenzio amministrativo.
Cercheremo di attivarci nel contesto diretto della casa circondariale Rocco D’Amato, via del Gomito n.2, Bologna, come minimo mantenendo i contatti tra solidali e parenti, che fino a ieri erano molto preoccupati.
Sembra che il garante dei detenuti non sia ancora entrato in questa prigione,
da lunedì notte. Sono passati sei giorni.
Vorremmo poter verificare determinate informazioni per capire che tipo di procedure stanno avvenendo e tranquillizzare in primis i parenti, che non sanno nemmeno se il cibo viene distribuito, a chi dei reclusi insorti è toccato il trasferimento, a chi di loro sia riservato il trattamento in celle d’isolamento, con quale uso della forza la rivolta sia stata sedata, chi ha bisogno di cure.
Per tenerci aggiornatx -non solo via testate giornalistiche! – su ciò che succede, in modo orizzontale ed informale: tenaglie@autistiche.org
Entro simili riflessioni e nell’invito alla liberazione non si può lasciare implicito – tantomeno escludere!!!- il contesto dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio!!!
In Spagna x reclusx di alcunx CIE sono statx rilasciatx, liberx dal provvedimento di rimpatrio, in molti CRA della Francia si stanno susseguendo proteste, in Italia troppo flebile è la loro richiesta d’aiuto, da CPR in cui già ordinariamente versano in condizioni inaccettabili.
Che delle galere crollino le fondamenta!!!
LIBERX TUTTX !!!
AGGIORNAMENTO 24 MARZO:
L’unica nota a firma garante risale a lunedì 15 marzo, rilasciata pubblicamente soltanto ad un giornale della diocesi locale, e pervenuta solo tramite avvocatx alle associazioni per i diritti e contro gli abusi di potere da parte di giustizia e forze dell’ordine, Associazioni cui non ha risposto, che gli avevano invece chiesto uno scambio di informazioni. Si dimostra totalmente disinteressato ad un’apertura delle carceri, pacificato con la stretta dell’isolamento, nella sua dichiarazione giustifica la stretta giustificarlo per via dei danneggiamenti “subiti” nell’ufficio giudiziario e nell’infermeria, pare che sia quindi lavorando a trovare soluzioni di isolamento sanitario interne al carcere. Si commenta da solo.