Mentre aspettiamo di capire come muoverci, vorrei condividere la seguente riflessione anonima, riferita a situazioni ben più complesse, ma che rispecchiano il problema di un generale approccio divisivo che si crea tra questo o quell’altro individuo, questo o quell’altro spazio..
:
“Qualunque cosa che uno possa ritenere elementi negativi nella cosiddetta “area” è anche sua responsabilità contribuire alla loro eliminazione. Burocrazia, egemonia, gerarchie informali, intrighi, false amicizie e “compagni” che pugnalano alla schiena saranno lì finché esisteranno gli anarchici, perché sono elementi umani delle nostre contraddizioni che entrano costantemente in conflitto gli uni con gli altri. Tutte queste patologie sono dovute ad atteggiamenti che non appartengono ad una singola tendenza anarchica ma sono presenti in tutte, e che se non sono affrontate per quello che sono, ce le ritroveremo davanti ancora ed ancora.” [0]
Chiediamoci perché si finisca a passare più tempo ad attaccarsi reciprocamente che ad avere a cuore i recproci percorsi di liberazione da logiche di umiliazione, circuizione, costrizione, controllo e punizione che sono solo funzionali a sistemi di sfruttamento e dominio. Non essere capaci di prevenire un accaduto sgradevole internamente uno spazio in liberazione (o “liberato”) è grave: resta grave pur lasciando da parte rischiosi feticismi securitari in cui si vanno a incanalare, nella storia dell’umanità, ansie preventive e di controllo dell’ordine, è grave perchè ci pone davanti alla realtà di alcune dimensioni, in particolare di quanto poco di conosciamo/sopportiamo reciprocamente pur mentre condividiamo percorsi politici, e di quanto le prospettive di questi percorsi possano svanire in pochi istanti per errori di calcolo o calcolo in eccesso.
Su ogni versante, attaccarsi a vicenda sul piano di risse, sbeffeggiamenti, boicottaggio delle iniziative, (rottura dei vetri di macchine compresa), è sterile, avvilente, stressante.. e non serve fondamentalmente a nessunx. Lotte fratricide e faide tra sorellanze in ambiente anarchico senza voler affrontare i punti cardine dello scordinamento, che pure voglia rimanere informale, sembrano tentativi di dar fuoco a un ceppo che ha preso l’acqua. Sono muri che bloccano ulteriormente la complicità, e se quella si perde da sé, che sia solidarietà.. e se pure quella.. finire a rendersi cooperanti della repressione? Mentre le poche risorse d’attacco si annacquano, si pone poi il problema pallosissimo dell’inaridirmento dei rapporti tra comrades della domenica, che si sparlano a vicenda nelle reciproche assemblee, fino a una diffidenza reciproca totalizzante. Condizioni tra il politico e la frustrazione di pochi singoli che non si preoccupano di finir per ostacolare e sabotare percorsi faticosi, che nascono perchè esistono tensioni comuni. E quelle tensioni devono trovare il loro modo, che non sia né giustizialismo/pentitismo né indifferenza acritica/giustificazionismo.. e menate così.
Mi chiedo quale sia davvero la nostra intima volontà.
Per esprimersi ed agire secondo ciò che riteniamo opportuno individualmente avremmo svariate possibilità ben prima che il finire a boicottarsi reciprocamente.
:
“Questo non vuol dire che dobbiamo fare compromessi e fare concessioni per evitare ogni confronto. Inoltre, come abbiamo già scritto, l’”area” anarchica è allo stesso tempo un’arena di competizione politica in cui varie strategie si intersecano. Se queste non riescono ad andare d’accordo, puntare a camminare su sentieri paralleli senza necessariamente essere in diretto conflitto una con l’altra. Un tale evento sarà fonte di reciproca maturazione politica, che potrebbe permettere all’anarchia di sfuggire alla propria introversione ed acquisire caratteristiche più pericolose per l’autorità.
In ogni caso è consigliabile tenere a mente che ogni critica ai metodi anarchici dovrebbe essere separata dalle persone che li mettono in pratica, poiché il valore di un progetto politico o di un tentativo potrebbe essere diverso dalle persone che vi sono coinvolte; altrimenti criticare uno squat ad esempio, potrebbe essere una critica sterile quanto quella verso un’organizzazione di lotta armata, quando tutto ciò che si trova dietro sono emozioni personali. Perché le persone vanno e vengono, ma il valore di un progetto non ha tempo.” [0]